Fantasticità in persona: la mia Gatta

“Miao”, è questo il rumore che sento appena aperte le mie palpebre.

“Miao” “miao”, quando faccio colazione: la fame.

Impegno è la mia gatta. Occhi verdi, pelo tigrato, ma sì, mi ricorda tanto la dolce gatta che abita nella mia stessa dimora, che al contrario del nome (per me) è la micia più bella al mondo.

Devo ammettere che ha un po’ di pancia ed è una vera mangiona: lei impazzisce per l’uovo e le piacciono le lenticchie. Io gioco sempre con lei perché è tanto buona: a volte anche troppo perché, se per esempio la rincorro, incapace di agire, si rannicchia per terra. Beh, in realtà lei si chiama Tozzina; il nominativo le è stato dato quando era piccola: il nome deriva da un’insignificante evoluzione di nomi derivanti dal nomignolo Micia. In verità, lei è stata trovata in campagna in Slovenia, dalla mia nonna materna, quando aveva l’età di pochi mesi Io non ero ancora nata.

Sono molto felice di avere accanto un gatto così fantastico perché data l’età sembra, a tutti quelli che la vedono, un cucciolo. Un giorno, infatti, è venuta a casa una ragazza e ha detto: “ma guarda che bella cucciola!”.

E’ veramente, veramente, un’ottima micia! Tozzina non ha mai avuto cuccioli perché è stata sterilizzata, ma mi sarebbe piaciuto un giorno vedere tanti piccoli ciuffetti trotterellare in giro per la casa.

Insomma, la fantasticità in animale!!!

L’ora delle Ombre

“Sofia non riusciva a prendere sonno.

Un raggio di luna che filtrava tra le tende andava a cadere proprio sul suo cuscino.

L’ora delle Ombre, qualcuno le aveva confidato un giorno, è quel particolare momento a metà della notte quando piccoli e grandi sono profondamente addormentati, è allora che tutti gli esseri escono all’aperto. Il raggio di luna brillava più che mai sul cuscino di Sofia, così lei decise di scendere dal letto per accostare le tende.

In un attimo era scomparsa sotto le tende e guardava dalla finestra.

Sotto la luce lunare la strada del paese sembrava completamente diversa. Le case apparivano contorte, come in un racconto fantastico.”

Sofia lasciò errare lo sguardo più lontano. E improvvisamente si sentì gelare.

Capì. Quello sarebbe stato il momento in cui lei avrebbe tremato come una foglia d’autunno più di ogni altra cupa, paurosa, lugubre notte. Intravide esseri – non capace di descrivere – del tutto orripilanti: uno sembrava Satana uscito dagli Inferi e all’altro, suo compagno, inchinatosi al suo Re, la testa gli ruzzolava giù dalla collina: l’osare sfidare il Re. Intanto, il Re, impassibile, accerchiato da altre ombre che compivano riti spirituali, si sedeva sul suo Paggetto. Una lunare luce soffusa si faceva strada tra le spettrali viuzza paesane, mentre un picchio batteva e il vento soffiava. Il re, dopo un po’, fece un cenno per far smettere il rito, e così fu.

Tremando in tutto il corpo, Sofia si ritrasse dalla finestra, saltò nel letto e si nascose sotto le coperte.