Un giorno aprii un armadio e all’interno trovai…

Appena aperta l’anta dell’armadio vidi due abiti antiquati e polverosi.

L’armadio era alto e stretto: era alto circa tre metri.

Il primo metro dal legnoso pavimento in su, era occupato da un cassettone il resto era riempito da altri antichi abiti da sera.

Mi affascinavano molto gli abiti da donna, con tutti quei cristalli attaccati, ma anche quelli da uomo non finivano di sorprendermi: avevano per esempio fibbie d’oro massiccio e colletti decorati con pizzi e pizzi intrecciati tra loro.

Poiché mi incuriosiva il cassettone, guardai cosa c’era dentro: preziose sciarpe in seta e neri cappelli cilindrici.

Guardai l’ora: erano le undici e mezza, quindi avevo un’ora precisa per provare i vestiti che giudicavo doveroso vederli sul mio corpo.

Incominciai con un abito degli anni sessanta che mi divertiva molto; chiusi gli occhi per immaginare e quando li riaprii mi trovai ad un concerto. Ascoltando meglio la musica riconobbi che era dei Rolling Stones. Sembrava di viaggiare nel tempo con quei vestiti: decisi allora di provare una divisa di un college. Come per magia mi ritrovai in un’aula di un college inglese.

Appena riaperti gli occhi ritornai nell’armadio: qua di vestiti ce n’erano a migliaia quindi li provai uno ad uno.

Era una magica avventura, ma non appena furono le dodici in punto, io richiusi l’armadio alle mie spalle, mi misi la chiave in tasca e andai a pranzare.

Da quel giorno andavo lì ogni settimana e ci rimanevo anche per l’intero giorno. Una volta compiuti gli otto anni e sei mesi, appena provati gli svariati vestiti, rimanevano lì. Sempre lì. Era proprio un armadio magico.

Dopo i nove anni andai solo a vedere gli abiti, dato che non riuscivo più a viaggiare nel tempo, ma sembrava di rifarlo, soltanto immaginandolo.

Era quindi lo stesso armadio di una volta, bastava crederci.

Ebbi altre fantastiche avventure ma dopo un po’ mi stancai di vedere epoche, vite e gentaglia diverse: “Strano!” dissi io. Qualche tempo prima mi ero addolorata profondamente di non attraversare spazi temporali e adesso ero stufa?!?! Non era possibile!!

Andai allora in camera mia, lasciai pure che le mie palpebre si chiudessero per bene e l’indomani mattina mi svegliai. Feci una ricca colazione e, barcollando per i corridoi, mi avviai verso quello strano armadio con sotto i piedi diverse assi del parquet cigolanti.

Appena arrivata aprii la porta dell’armadio con la chiave che tenevo in tasca: rovinata, usata e con il colore schiarito da mani vivaci. Dopo aver aperto l’armadio entrai dentro ad esso e con un volto tirato e dubitante guardai i vestiti con le fantasie più incomprensibili, me li provai – senza sapere a che epoca appartenessero – e poi mi sforzai di immaginare, seppur svogliata, ma rimasi lì, con due occhi che sembravano aver visto un fantasma.

Poco dopo sentii una voce molto sinistra, preveniente dall’armadio, non cupa e tenebrosa, bensì una voce dolce. Questa voce disse “Ormai non accade più nulla perché ora sei cresciuta di spirito talmente tanto che i viaggi magici e le fantasie momentanee non servono a farti sognare”. Da quella frase potei comprendere che l’essere che aveva emesso la soluzione al mio problema era o una fata o un altro di quei piccoli abitanti boscaioli.

Io per lo spavento corsi via, c’erano talmente tanti corridoi che arrivai in camera mia con il fiato lungo.

Riflettei.

Dopo capii tutto, così mi immaginai lì sul mio letto in un altro mondo.

Ci riuscii.

Di colpo mi svegliai ripensando al mio sogno.

Ora la vita ha più senso.

Se volessi avere un  magico armadio, vorrei questo.

 

 

 

 

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