L’ora delle Ombre

“Sofia non riusciva a prendere sonno.

Un raggio di luna che filtrava tra le tende andava a cadere proprio sul suo cuscino.

L’ora delle Ombre, qualcuno le aveva confidato un giorno, è quel particolare momento a metà della notte quando piccoli e grandi sono profondamente addormentati, è allora che tutti gli esseri escono all’aperto. Il raggio di luna brillava più che mai sul cuscino di Sofia, così lei decise di scendere dal letto per accostare le tende.

In un attimo era scomparsa sotto le tende e guardava dalla finestra.

Sotto la luce lunare la strada del paese sembrava completamente diversa. Le case apparivano contorte, come in un racconto fantastico.”

Sofia lasciò errare lo sguardo più lontano. E improvvisamente si sentì gelare.

Capì. Quello sarebbe stato il momento in cui lei avrebbe tremato come una foglia d’autunno più di ogni altra cupa, paurosa, lugubre notte. Intravide esseri – non capace di descrivere – del tutto orripilanti: uno sembrava Satana uscito dagli Inferi e all’altro, suo compagno, inchinatosi al suo Re, la testa gli ruzzolava giù dalla collina: l’osare sfidare il Re. Intanto, il Re, impassibile, accerchiato da altre ombre che compivano riti spirituali, si sedeva sul suo Paggetto. Una lunare luce soffusa si faceva strada tra le spettrali viuzza paesane, mentre un picchio batteva e il vento soffiava. Il re, dopo un po’, fece un cenno per far smettere il rito, e così fu.

Tremando in tutto il corpo, Sofia si ritrasse dalla finestra, saltò nel letto e si nascose sotto le coperte.