In un lontano giorno di inverno mi sporsi dalla finestra, bevvi un sorso di the e vidi Trieste sotto un soffice manto di neve. La neve sembrava volesse dare maggiore bellezza alla città. Tutti erano più allegri e felici. I tetti erano imbiancati tanto quanto i marciapiedi, i giardini e perfino i semafori. La città era magnifica. Poi andai a dormire. Feci un sogno fantastico, meraviglioso.
Ora lo racconto.
Ero in una foresta innevata con alberi secolari. Vicino ad una quercia c’era una specie di scultura di marmo pregiato, come dei grandi vasi sovrapposti. Il più grande era sotto, poi un po’ sopra quello medio e in cima quello più piccolo. I “vasi” erano distanziati tra di loro e attaccati ad una parete rocciosa. Sopra il “vaso” più piccolo, scorreva una cascatina di acqua limpida che usciva dalla roccia. Scendeva fino al “vaso” più piccolo, che diventava pieno e continuava al medio, e così via. Intorno alla quercia c’era, poi, un fiume con un ponticello d’oro, con diamanti, smeraldi e zaffiri, da cui lo si poteva attraversare per arrivare poi a un laghetto. Io lo attraversai, arrivai fino al laghetto e guardai: era senz’altro bellissimo, però… però, ecco mi sembrava molto strano perché dentro anziché sassi aveva cristalli azzurri e verdi, e mi ricordò una cosa. Mi ricordava la neve a Trieste, che in questo caso erano i cristalli, e il lago era la città.
Continuai a girare per il bosco: era magico! Poi trovai un unicorno alato, gli salii in groppa e lui volò verso un mare con la sabbia della spiaggia bianca. Il tramonto visto dall’alto era una meraviglia. L’unicorno scese, si chinò, e mi fece scendere. Lo salutai e volò via. Io mi distesi sulla spiaggia e mi riaddormentai.
Mi risvegliai e tornai alla realtà.
Mia mamma mi chiamò chiedendomi di venire alla finestra e disse: “Guarda che bello, tutto innevato!”
Io sospirai guardando fuori, quanto mi ricordava i sogno! Poi mi sedetti sul divano e raccontai tutto alla mamma. Quanto mi era piaciuto il sogno…e anche alla mamma!
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